Capitolo 1
La natura, l’oggetto ed il metodo
1.1. La storia generale e le storie speciali
In senso generale, la parola “storia” può essere usata per indicare un‟analisi diacronica di un qualsiasi fenomeno, ossia un esame delle sue manifestazioni e delle variazioni che subisce nel corso del tempo. In senso proprio, il termine si impiega per indicare lo studio delle vicende umane. Più esattamente, in questo secondo significato la storia ha per oggetto lo svolgimento nel tempo della civiltà umana, considerata nelle sue istituzioni politiche, giuridiche, economiche e religiose, nei suoi aspetti morali e materiali, nei suoi rapporti interni. Se questo è l‟oggetto della storia, il suo scopo è quello di narrare tale svolgimento e di interpretarne i meccanismi dinamici, cioè le relazioni di causa ed effetto.
A seconda della prospettiva adottata e dell‟ambito considerato, vi sono vari tipi di storia: la storia universale, che ha per oggetto l‟intera umanità e le sue vicende sociali di qualsiasi genere; le storie generali, che studiano tutti gli aspetti della vita umana, ma soltanto per una società stanziata su un determinato territorio, ad esempio uno stato nazionale; le storie speciali, che si occupano di tutto il genere umano o di una particolare collettività, ma soltanto per un particolare tipo di fenomeni sociali.
La storia universale è un‟emanazione diretta della filosofia medievale ed ha la sua base nelle concezioni di Sant‟Agostino (354-430), che nella sua opera De Civitate Dei sostiene che la storia non deve riguardare tanto questo o quell‟aggregato politico, quanto l‟umanità nel suo complesso come protagonista dell‟eterna lotta tra il bene ed il male.
Le storie generali sono nate dallo spirito nazionalistico che ha preceduto, accompagnato o giustificato ideologicamente la nascita ed il consolidamento di alcuni grandi stati europei. di alcuni grandi stati europei. Le prime opere che ne rispecchiano lo spirito sono quelle che appiono a metà Settecento nei due più potenti stati d‟Europa: in Francia con Voltaire (Siècle de Louis XIV, 1735-1739) ed in Inghilterra con Hume (History of England from the invasion of Julius Caesar to the Revolution of 1688, 1754-1763). In altri paesi le storie generali non si propongono l‟esaltazione di uno stato nazionale, che ancora non vi si è formato, ma sono egualmente importanti perché preparano la presa di coscienza di una comune radice e sono un fertile terreno di coltura per i processi di unificazione nazionale. Così accade in Italia con le opere di Ludovico Antonio Muratori (soprattutto con gli Annali d’Italia, 1744-49) e -per citarne alcuni – con gli scritti di Carlo Botta (Storia d’Italia dal 1786 al 1814, 1824), Pietro Colletta (Storia del reame di Napoli dal 1734 al 1825, 1834), Michele Amari (La guerra del Vespro siciliano, 1842; Storia dei musulmani in Sicilia, 1853), Carlo Cattaneo, (Notizie naturali e civili della Lombardia, 1844), Cesare Balbo (Sommario della storia d’Italia, 1848), Cesare Cantù (Storia degli Italiani, 1854-56); così pure si verifica in Germania con la scuola storica di von Savigny (1814), imperniata sull’assunto che la nazione è il soggetto profondo della storia.
Le storie speciali, sebbene già coltivate in passato, acquistano autonomia scientifica alla fine del secolo scorso, quando entra in crisi il positivismo e cade l‟illusione di poter abbracciare facilmente l‟intera storia dell‟umanità o anche solo di una singola nazione. Con le storie speciali matura la consapevolezza dell‟estrema complessità della vita sociale e si compie l‟unico atto di umiltà che può favorire l‟ulteriore progresso della storia: si riconosce che è necessaria un‟adeguata divisione del lavoro nella ricerca scientifica, ossia una specializzazione settoriale ancorata a due basi: il particolare interesse che il ricercatore può nutrire per questo o quell‟argomento e l‟idoneità delle sue conoscenze tecniche (ossia della strumentazione di cui dispone) per approfondire quel particolare campo di ricerca. La specializzazione è un fenomeno comune sia alle scienze pure, sia alle scienze applicate. Proprio intorno al 1900, per restare ai problemi economici, risalgono ad esempio i primi studi di F.W. Taylor (1856-1915)
sul rendimento del lavoro umano in funzione della sua specializzazione e sul coordinamento delle varie fasi di lavorazione nella vita aziendale.
La storia economica è una storia speciale, che ha per oggetto l‟attività economica e che è caratterizzata da un contenuto ed un taglio particolari.
1.2. L‟oggetto della storia economica ed i suoi rapporti con le altre discipline economico-sociali
Lo studio storico dell‟economia può essere eseguito sotto tre punti di vista:
a) può essere uno studio di storia generale condotto in una prospettiva economica, nel senso che ha come oggetto l‟insieme dei fenomeni sociali e si propone di studiare i rapporti esistenti tra l‟attività economica e le altre manifestazioni della vita sociale.
b) Può essere un‟analisi delle teorie economiche considerate nell‟evoluzione storica della loro formulazione e nell‟ambiente in cui sono nate.
c) Può essere un‟indagine su fatti economici realmente avvenuti, nel senso che si occupa delle manifestazioni concrete dei fenomeni economici ad una certa data o nel corso di un certo periodo di tempo.
Il primo punto di vista è un caso particolare di storia sociologica considerata sotto un profilo economico. Il secondo caratterizza la storia delle dottrine economiche o del pensiero economico. Il terzo è quello che rispecchia l‟essenza della storia economica.
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