Stabilimenti Tessili Italiani
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Scripofilia

Stabilimenti Tessili Italiani #Scripofilia

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Dopo la prima guerra mondiale e con l’avvento del fascismo in Italia, lo stabilimento di Crespi sentì il disagio provocato dalla crisi che colpì e paralizzò la maggior parte delle industrie italiane, sino a portarlo, nel 1931, ad un grave indebitamento nei confronti della Banca Commerciale Italiana. Per far fronte a tale crisi, quest’ultima, costituì una grande società , denominata Stabilimenti Tessili Italiani (STI), mediante la fusione di tre gruppi: il cotonificio di Crespi, le Manifatture Toscane Riunite ed il Cotonificio Veneziano. Il villaggio e la fabbrica divennero proprietà della nuova società e i Crespi, che in un primo momento avevano cariche nella STI, in breve tempo la lasciarono e, con essa, anche il villaggio che avevano costruito. Nel 1936 l’IRI provvide allo smobilizzo delle proprietà industriali della Banca Commerciale Italiana e cedette i tre gruppi originari della STI a privati: quello di Crespi prese la denominazione STI già Benigno Crespi, ben presto abbreviata in STI.
Nel 1970 la STI venne fusa con la Manifattura Rossari & Varzi e lo stabilimento ne assunse anche la denominazione. Solo due anni più tardi, la Rossari & Varzi, inserita in una complessa manovra finanziaria attuata dal gruppo di Michele Sindona, entrò in crisi, cessò ogni attività e fu messa in liquidazione. Dopo varie vicende ed interventi degli operai, degli abitanti di Crespi, delle organizzazioni sindacali e delle autorità a livello comunale, provinciale e regionale, l’azienda venne acquistata da due società: l’Addafilo e la Inditex, costituite dalla Gepi e da alcune società private. La Inditex (che comprendeva la tessitura, la tintoria ed una nuova filatura) assorbì un organico di circa 700 operai e si basava sulla partecipazione Gepi-Legler.

L ‘Addafilo (che comprendeva la vecchia filatura e la centrale elettrica e termica) era amministrata da un gruppo di sei società (Gepi, Legler, Zucchi, Bassetti, Eliolana, e Lane Rossi) e dava lavoro a circa 200 dipendenti.
Col passare degli anni la Legler acquistò le quote di tutte le altre società e nel 1976 rimase unica proprietaria del complesso di Crespi d’Adda. Per quanto ridimensionata nel numero del personale, l’azienda riuscì a garantire un riassorbimento abbastanza soddisfacente delle maestranze precedentemente dipendenti STI. Col rinnovo della maggior parte dei macchinari e con l’impostazione di un nuovo tipo di produzione basato sulla confezione di tessuto Denim, lo stabilimento continua oggi la sua attività.

I documenti 

Il documento preso in esame oggi è un certificato al portatore da una azione, emesso nell’anno 1932  e stampato da Officine carte Valori Turati Lombardi, delle dimensioni di 34X24 cm. Di discreto valore collezionistico ed in ottimo stato di conservazione. Per maggiori informazioni, vi consiglio di consultare questo link. Come sempre vi ricordo che il certificato è un esempio e potrebbe risultare differente dai circolanti attualmente.

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Alberto PUPPO
Founder of: SCRIPOMUSEUM.COM Historical digital Museum for collector of stock and bond, MUSEUM ON THE HISTORY OF FINANCE"SCRIPOMUSEUM.COM".
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