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SOCIETA’ INDUSTRIALE AGRICOLA DELLA SARDEGNA TORINO 1856 di Alberto Puppo

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Giuseppe Mazzini (Genova, 22 giugno 1805 – Pisa, 10 marzo 1872) è stato un patriota, politico, filosofo e giornalista italiano, nato nell’allora territorio della Repubblica Ligure, annessa da pochi giorni al primo impero francese. Le sue idee e la sua azione politica contribuirono in maniera decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano; le condanne subite in diversi tribunali d’Italia lo costrinsero però alla latitanza fino alla morte. Le teorie mazziniane furono di grande importanza nella definizione dei moderni movimenti europei per l’affermazione della democrazia attraverso la forma repubblicana dello Stato.

Un’azione al portatore di lire 100 emanata dalla Società industriale agricola della Sardegna nel 1856. La società nasce, come si evince dal documento di cui parliamo oggi, con regio decreto del 4 agosto 1850. La sua sede è a Torino. Ragione sociale Pietro Beltrami e C. Beltrami nasce vicino a Ravenna nel 1812 e già nel 1831 partecipa ai moti. Successivamente di distingue in quelli del 1845 di Rimini. Il 23 settembre il patriota Pietro Renzi, assieme ad altri compagni, occupa la città romagnola che fa parte parte dello stato Pontificio, mentre Beltrami, disarmata la forza pubblica di Bagnacavallo, cerca di marciare verso Castel Bolognese, dove pensa di riunirsi con gli altri insorti. Ma dopo aspri scontri con le forza pontificie viene arrestato. La sua detenzione dura un mese, poi portato a Livorno viene imbarcato per la Francia. Negli anni francesi si occupa di bonifiche nella zona del delta del Rodano. Ma la sua attività politica continua grazie alla sua amicizia con Giuseppe Mazzini.

Dopo l’amnistia concessa da Pio IX, torna nello Stato Pontificio e nel 1848 partecipa ai moti difendendo Vicenza dal ritorno degli austriaci. Impresa vana visto che, il 10 e l’11 giugno, tratta la resa con l’austriaco maresciallo d’Aspre. Caduta la Repubblica Romana guidata da Mazzini, Beltrami ripara a Torino dove si dedica a creare imprese commerciali tra cui la costituzione della Società industriale agricola della Sardegna.

Nel 1856 diventa direttore e proprietario di una importante industria di legname a Macomer. Lo stesso Camillo Benso di Cavour ne tesse le lodi. Con l’unità d’Italia viene eletto deputato alla VII legislatura per il collegio di Bagnacavallo e all’VIII per il 2° collegio di Ravenna. Ma nel 1864, travolto dall’inchiesta sulle Ferrovie meridionali del cui Consiglio era membro, dà le sue dimissioni dalla Camera. Beltrami muore vicino a Firenze nel 1872.

L’azione di oggi ci dà inoltre la possibilità di tracciare una breve storia della Sardegna che va dall’abolizione del sistema feudale voluta dal re Carlo Alberto, tra il 1836 e 1838, all’unità d’Italia. L’abolizione del sistema feudale e le leggi ad esse legate, hanno lo scopo di favorire il progresso economico dell’agricoltura e quindi dell’intera economia sarda, ma l’impresa riesce a metà. Le nuove proprietà fondiarie, infatti, non più destinate agli usi comunitari, sono destinate all’affitto per il pascolo, meno costoso e più remunerativo della messa a coltura, favorendo la rendita passiva rispetto alle attività produttive. Il regno di Sardegna ha quindi uno sviluppo a due velocità: sui possedimenti sabaudi del continente si assiste a un deciso processo di modernizzazione, in Sardegna invece gli squilibri sociali ed economici si ampliano e le risorse dell’isola (miniere, legname, saline, produzione lattiero-casearia) vengono appaltate e date in concessione per lo più a stranieri, dando vita a un ciclo economico di stampo coloniale. Inoltre l’isola è soggetta a numerose ribellioni e a un banditismo crescente.

Carlo Alberto avvia la Fusione Perfetta con gli stati del Continente, ma la situazione sull’isola rimane precaria. La fusione prevede che la l’isola perda ogni forma di autonomia e sovranità in favore del continente, ma i vantaggi sono scarsi sia dal punto di vista economico, politico, sociale e culturale. Tanto che nell’isola di sviluppano i primi sentimenti autonomisti incarnati, tra gli altri, da Giorgio Asproni e Giovanni Battista Tuveri. Nonostante le difficoltà economiche, sociali e politiche della Regione, durante il governo Sabaudo, dal 1720 al 1861, la popolazione della Sardegna cresce dai 312.000 del 1728 ai 609.000 del 1861 con un incremento del 95 per cento, a testimoniare di un lento ma graduale miglioramento della struttura economica e delle condizioni sanitarie.

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Alberto PUPPO
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