“L’Italia è un paese agricolo. De suoi 28 milioni 628 mila ettari di terreno, 24 milioni sono a coltivazioni agrarie; sopra 5 miliardi 188 milioni di produzione, quella agricola figura per 4 miliardi 775 milioni; sopra 31 milioni di abitanti, 22 milioni traggono direttamente dalla terra la sussistenza; e di fronte a 570 mila operai addetti alle industrie stanno 8 milioni di lavoratori de’ campi. Ora in un paese così eminentemente agricolo si fa quasi nulla a prò dell’agricoltura. Essa è schiacciata sotto un cumulo di mali che minacciano di distruggerla”.
Leggo queste righe nelle nozioni preliminari del manuale pratico per le Casse Rurali di prestiti autore Don Luigi Cerutti edito da Luigi Buffetti – Treviso nel 1901 e ristampato da ECRA edizioni del Credito Cooperativo nell’aprile del 2000.
E’ interessante leggere i numeri della nostra Italia di poco più di un secolo fa. In quel contesto sono nate le Casse Rurali, oggi BCC (Banche di Credito Cooperativo).
La prima in Italia, sulla scia di quelle già esistenti oltralpe da qualche decennio, fu costituita a Loreggia provincia di Padova nel 1883. Cinque anni dopo, nel 1888, viene costituita la Federazione tra le Casse Rurali e Sodalizi affini cui aderiscono 51 Casse Rurali. Nel 1890 grazie alla solerzia del giovane sacerdote don Luigi Cerutti, nasce a Gambarare in provincia di Venezia, la prima Cassa Rurale Cattolica. Nel 1891 l’enciclica Rerum Novarum di papa Leone XIII sollecita i cattolici all’azione sociale e a forme di solidarietà per vincere l’emarginazione dei più poveri.
Da quel momento in poi si sviluppa un ampio movimento che porterà le Casse Rurali a ricoprire un importante ruolo nell’economia italiana. L’economista Giuseppe Toniolo rafforza questa corrente con alcune sue esortazioni: “Il capitale si coordini al lavoro” e “all’interno dell’unità produttiva il capitale si ponga al servizio del lavoro”.
CASSE RURALI E PRESTITI di Eleuterio Marinoni
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