Oggi parliamo di un documento rarissimo, ottimo per un investimento. È un’azione emanata dalla Società Anonima piacentina Illuminazione a Gaz, costituita per atto rogato il 7 aprile 1856 dal dottore Luigi Guastoni, notaio residente in Piacenza. Il certificato di oggi è stato emesso a Piacenza il 30 giugno1857.
La società piacentina non è di certo la prima ad essere stata creata in Italia. Ben venti anni prima, infatti, nasce a Torino la Compagnia di Illuminazione a Gaz per la Città di Torino, prima impresa italiana e tra le prime in Europa, per la produzione e la distribuzione del gas illuminante. Ha solo settanta dipendenti, ma dopo due anni riesce a far funzionare oltre mille e cinquecento lampioni che sostituiscono le obsolete lampade ad olio. Inizialmente solo pochi quartieri beneficiano della luce elettrica. Ma nel 1846 assistiamo alla svolta, quando il comune di Torino e la società siglano una convenzione con la quale gran parte della città riesce ad essere illuminata. L’azione di cui parliamo oggi invece ci riporta alla Piacenza di metà ottocento. Fino al 1847 sulla città emiliana regna incontrastata Maria Luigia di Parma (1816-1847). La regina governa bene e rimane nei cuori e nelle menti dei piacentini, tanto che numerose mamme dell’epoca battezzano le proprie figlie col nome della regina. Alla regina si devono le bonifiche di estesi territori paludosi infestati dalla malaria. Inoltre fa costruire ponti lungo la Trebbia e il torrente Nure ed è artefice di varie iniziative scolastiche ed artistiche.
Maria Luisa d’Austria (è conosciuta inizialmente con questo nome) oltre ad essere duchessa regnante di Parma, Piacenza e Guastalla dal 1814 al 1847 per decisione del congresso di Vienna, diventa imperatrice e consorte dei francesi in quanto moglie di Napoleone Bonaparte. Figlia dell’imperatore austriaco Francesco I, nel 1810 viene data in sposa a Napoleone per suggellare la pace di Vienna tra la Francia e l’Austria, in seguito alla sconfitta subita da Vienna nella battaglia di Wagram (1809). Maria Luisa non si adatta alla vita di corte d’oltralpe e nemmeno i francesi la amano molto. In più incombe su di lei il ricordo della prozia Maria Antonietta, decapitata durante la rivoluzione francese. Quando Napoleone viene sconfitto dalla sesta coalizione, Maria Luisa decide di non seguirlo nel suo esilio all’Isola d’Elba, ma torna insieme al figlio alla corte di Vienna. L’imperatrice, dopo la decisiva sconfitta di Napoleone a Waterloo, rimane comunque fedele alla famiglia degli Asburgo. Proprio per questo il congresso di Vienna le assegna per riconoscenza il Ducato di Parma e Piacenza. I francesi non le perdoneranno mai il tradimento nei confronti di Napoleone. Diverso l’atteggiamento degli italiani che le danno l’appellativo di “buona duchessa”. Il rapporto con i piacentini e i parmensi è talmente buono che lei decide di italianizzare il suo nome facendosi così chiamare Maria Luigia. Dopo la sua morte, Piacenza conosce un decennio tormentato e le istanze indipendentiste serpeggiano sempre più insistenti. Nel 1858 gli austriaci vengono cacciati e il 10 maggio dello stesso anno, con un plebiscito, i piacentini chiedono l’annessione al nascente Regno d’Italia. Il re Vittorio Emanuele II, dopo aver ricevuto il risultato schiacciante a favore dell’annessione di Piacenza al regno di Sardegna, proclama così Piacenza Primogenita dell’Unità d’Italia, titolo di cui la città ancora si vanta. A dimostrazione del forte sentimento indipendentista che anima la città, c’è da segnalare la forte presenza dei piacentini tra le truppe garibaldine. Primo sindaco di Piacenza, una volta unificata l’Italia, è Faustino Perletti.