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Soc. Vinicola Torinese cartella al portatore di Dieci Azioni 1873 di Alberto PUPPO

vinicola-torinese-1873Il documento di cui occupiamo oggi è assai raro e rappresenta un ottimo investimento per chi volesse acquistarlo. Parliamo di un titolo di 10 azioni di fondazione al portatore da 125 Lire emanato dalla Società Vinicola Torinese, costituita il 29 aprile 1873 nel capoluogo piemontese.

Il documento si presenta in formato grande verticale di dimensione 35 per 44 centimetri. È arricchito da tralci rampicanti di vite con grappoli succosi in primo piano. Nel campo superiore primeggia lo stemma araldico di Torino, in quello inferiore l’edificio sede della società fondata dalla Banca Industriale Subalpina. Lo stesso istituto finanzia la Galleria Subalpina, edificata nel 1873 grazie all’ingegnere  Camillo Riccio. La prestigiosa Galleria si trova tra piazza Castello e piazza Carlo Alberto, che costituiscono i due accessi a quello che è tra i più eleganti luoghi cittadini. Per i torinesi è il salotto della città assieme alla Galleria San Federico di via Roma. In ogni caso la Galleria Subalpina rappresenta un passaggio aperto nel punto in cui, al tempo di Torino capitale, lì si trovavano gli uffici del ministero delle Finanze. La nascita della Società vinicola piemontese si inserisce in un contesto in cui il vino rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’economia torinese e piemontese.

La celebrità vinicola del Piemonte ha un’origine assai antica che risale ai Greci, i quali introducono i vini di qualità in questa regione partendo dalle coste del Mediterraneo Orientale e raggiungendo con le loro navi cariche d’anfore di vino i porti liguri. Di qui penetrano poi nell’entroterra, per giungere in Piemonte con barbatelle e talee, che servono per costruire i primi impianti di vigneti. In età romana la coltivazione della vite è già ben avviata, tanto che Plinio cita l’uso in Piemonte delle botti di legno come contenitori di vino.

Nemmeno la calata dei barbari e la conseguente caduta dell’impero romano, compromettono la viticoltura della zona che prosegue più o meno fino al Cinquecento senza particolari innovazioni. Col il Rinascimento, invece, appaiono i primi chiaretti, ad imitazione di quelli francesi, che danno una svolta ai tradizionali metodi di vinificazione. Nel tempo essere vignaioli per i piemontesi è sempre stato motivo d’orgoglio, tanto che re Carlo Alberto (Torino2 ottobre 1798 – Oporto28 luglio 1849), per essere annoverato tra i produttori di vino costruisce una cantina a Verduno dove produce Barolo e Moscato, dalla quale in seguito sorge lo stabilimento Cinzano di Vittoria.

Lo stesso Camillo Benso di Cavour si appassiona di viticoltura e grazie a lui il Barolo assume fama internazionale. Il Conte impianta duecentomila viti di Nebbiolo nei terreni del Castello di Grinzane da lui acquistato e grazie all’illustre enologo francese Odart migliora nettamente le tecniche di coltivazione e vinificazione. Dalla fine dell’Ottocento la produzione vinicola entra in una crisi profondissima che si protrae per decenni. Oggi il Piemonte, assieme alla Toscana, produce tra i vini migliori d’Italia e del mondo. I rossi sono eccezionali: su tutti il Barolo e il Barbaresco senza dimenticare i meno “nobili” Dolcetto e Barbera. Anche i bianchi sono di qualità, ricordiamo l’Erbaluce, l’Arneis, il Gavi e il Dolce Asti. Proprio l’antenato di quest’ultimo, diventa famoso in tutto il mondo grazie a Papa Leone X che nel Cinquecento lo definisce “optimum et sacrum”.

 

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Alberto PUPPO
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