1.1 La nascita dell’Europa.
Tra l‟XI e il XVI secolo l‟Europa modifica radicalmente la propria posizione a confronto delle altre civiltà planetarie. All‟avvento degli Ottoni nel sec. X, quando si delineano le fondamenta politiche del continente, l‟Europa è ancora un‟area arretrata in termini di ordinamenti sociali, livelli culturali e sviluppo economico, ambiti in cui la sopravanzano il raffinato e ancor solido impero bizantino, il rigoglioso mondo islamico nonostante le prime crepe nella sua unità politica e soprattutto lo splendido impero cinese dei Song. Nel sec. XVI, sparito nel frattempo l‟impero bizantino e nonostante la ripresa dell‟Islam con l‟impero ottomano, l‟Europa gareggia ormai con la Cina dei Ming in conoscenze scientifiche e la supera in potenza militare.
Questo mutamento ha preso l‟avvio in Italia e nell‟area fiamminga, si è ampliato man mano e si è trasmesso ad altri paesi in un processo sempre più ampio e autoalimentantesi. Di questo straordinario progresso, che proseguirà nei secoli seguenti e consentirà ai paesi europei di espandersi ovunque e di porsi alla testa del progresso umano, è difficile dare una spiegazione definitiva.
Nella gara con la Cina, l‟Europa è avvantaggiata in partenza. Ambedue hanno ricevuto dal mondo antico un ricco patrimonio di conoscenze tecniche e scientifiche, ma in Cina prevalgono la venerazione delle glorie passate e il costante riferimento ai modelli tradizionali, mentre l’Europa è aperta alle nuove iniziative e assimila prontamente quanto le giunge dall’esterno. Le materie prime abbondano in ambedue i territori, ma sono poco accessibili in Cina a causa della sua conformazione compatta, mentre sono sfruttate più facilmente in Europa, tutta articolata tra i mari e con una rete di fiumi che agevolano le comunicazioni. In Cina l’esistenza di un solo potere sovrano di origine celeste mantiene la società in una pericolosa condizione di soggezione e conformismo che nel periodo Ming sfocia in un accentuato impoverimento delle conoscenze matematiche e astronomiche, aggravato sino al 1567 dalla proibizione del commercio marittimo con l‟estero. 1 L’Europa, invece, è suddivisa tra diversi stati quasi sempre in lotta uno con l’altro e gli abitanti godono di un maggior grado di libertà, che cresce man mano che il sistema feudale si dissolve e i sovrani promuovono lo sviluppo economico, sia pure per ragioni fiscali e di affermazione politica. Sotto questi aspetti, la frammentata situazione della penisola è particolarmente favorevole, perché la competizione tra le nuove realtà politiche (comuni, signorie, principati) alimenta costosissime tensioni municipalistiche e dà vigore alle energie individuali. Nel contempo si modificano gli ideali sociali e si diffonde l‟aspirazione alla ricchezza, della quale sono portatrici e divulgatrici le classi mercantili in ascesa, specie quelle italiane impegnate nei commerci oltremarini e transalpini. In un ambiente già favorevole di per sé, l‟estendersi della libertà d‟iniziativa e l‟affermarsi dell‟ideale capitalistico costituiscono due fattori determinanti per innescare un meccanismo irreversibile di sviluppo tecnico e scientifico che sfocerà nell’adozione del metodo sperimentale e sancirà l‟ormai acquisita superiorità dell‟Europa, quanto meno in alcuni settori fondamentali. Sintomo inequivocabile del sorpasso è il fatto che, nonostante disponesse già dal sec. XII di armi da fuoco in senso moderno, alla fine del sec. XVI la Cina dovette riconoscere la superiorità dei cannoni europei e nel 1620 autorizzò ufficialmente la loro importazione nel celeste impero.
Quali che siano i fattori decisivi, negli ultimi secoli del medioevo l’Europa dà prova di una fertile capacità inventiva, che non si manifesta normalmente con clamorose novità e si stempera in una serie di modesti interventi realizzati giorno per giorno da artigiani e mercanti per migliorare la resa del loro lavoro; eppure, alla lunga, la sommatoria di questi apporti limitati si è rivelata di straordinaria importanza.
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