Il Regno delle Due Sicilie stava vacillando sotto i colpi inferti dai piemontesi. Francesco II di Borbone, assediato nella fortezza di Gaeta, tentò un’ultima disperata carta per salvare il suo regno emanando, il 10 di ottobre 1860, un prestito pubblico di cinque milioni di ducati (di cui qui abbiamo un documento raro con la firma autografa del ministro delle Finanze borbonico, Salvatore Carbonelli) per reperire i fondi per sostenere l’approvvigionamento delle truppe. Fu così costretto a emettere titoli di Stato che gli consentissero di reggere l’urto delle armate piemontesi. Uno sforzo che si rivelò vano, visto che, con il plebiscito del 21 ottobre dello stesso anno, il Regno delle due Sicilie veniva annesso a quello di Sardegna che divenne regno d’Italia il 17 marzo 1861. L’assedio di Gaeta del 1860-1861, è stato, insieme all’Assedio di Civitella, l’ultimo episodio dei combattimenti tra l’esercito delle Due Sicilie e quello del Regno di Sardegna, susseguenti l’impresa dei Mille e l’invasione del Regno delle Due Sicilie da parte di quest’ultimo.
È stato uno degli ultimi grandi assedi condotti col metodo cosiddetto scientifico. L’esercito assediante fece uso infatti dei moderni cannoni a canna rigata che decretarono la fine delle fortificazioni costruite. Nello specifico Gaeta fu circondata, sottoposta ad un blocco navale e pesantemente bombardata dal mare e da terra, sino alla resa.
Francesco II di Borbone e la consorte giunsero a Gaeta la mattina del 7 settembre 1860. Il re inviò telegrammi in tutto il Regno per informare i sudditi che il governo da quel giorno risiedeva lì.
Intanto lo stesso 7 settembre, Garibaldi, precedendo il grosso del suo esercito, viaggiando su di un treno, che da Torre Annunziata dovette procedere lentamente per non travolgere le ali di folla festante, poté entrare in città accolto da liberatore. Le truppe borboniche, ancora presenti in abbondanza e acquartierate nei castelli, non offrirono alcuna resistenza e si arresero poco dopo.
Nel frattempo Vittorio Emanuele II decise che era giunto il momento di intervenire con il proprio esercito per annettere Marche e Umbria, ancora nelle mani del Papa e unire così il nord e il sud d’Italia.
Fallito il tentativo borbonico di bloccare l’avanzata dei garibaldini negli scontri avvenuti tra il 26 settembre ed il 2 ottobre 1860 nei pressi del fiume Volturno, nella cosiddetta battaglia del Volturno, il 9 ottobre ad Ancona Vittorio Emanuele II si pose a capo dell’esercito e il 15 ottobre attraversò il confine del Regno delle due Sicilie. L’esercito piemontese proseguì la sua discesa entrando in Abruzzo, convergendo quindi verso la Campania, muovendosi verso Gaeta e andando incontro alle truppe garibaldine.
Il 26 ottobre avvenne l’incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II a Teano e da quel momento l’iniziativa militare fu completamente in capo all’esercito sabaudo.
Formalmente, le Due Sicilie furono annesse al Regno di Sardegna dopo l’esito dei plebisciti d’annessione. La decisione dell’annessione immediata ed incondizionata delle Due Sicilie allo Stato sardo fu fortemente voluta dal conte di Cavour, che, spaventato dalla prospettiva di un’affermazione democratico-popolare e repubblicana nei territori conquistati da Garibaldi, fece di tutto affinché la spedizione dei Mille non scivolasse verso una soluzione di sinistra. Annessione voleva dire vaccinazione contro il rischio rivoluzionario, contro il “disordine sociale”, e perciò si cercò subito di stabilire delle intese con gli esponenti meno compromessi del vecchio e, soprattutto, si cercò di rassicurare il vecchio ceto agrario, il cui appoggio era indispensabile per il controllo politico del Mezzogiorno
Il Regno Delle Due Sicilie cessò di esistere il 20 marzo 1861, dopo la conclusione dell’assedio di Gaeta e dell’assedio di Civitella, con la caduta ultima roccaforte borbonica in Civitella del Tronto.
Il buono proposto oggi nella rubrica, fu emesso su cartelle con cedole in franchi che in quel frangente storico era più piazzabile e solido per la vendita all’estero. Il prestito richiesto da Francesco II ammontava a 5 milioni milioni di ducati, circa 21 milioni di franchi.
Il valore reale sul mercato a oggi dovrebbe essere molto più alto proprio per la rarità del documento ed il valore storico/culturale. La potenzialità di rivalutazione per i prossimi anni è sicuramente elevata. Gli analisti raccomanderebbero l’acquisto visto che stiamo parlando di una strong buy, termine destinato a titoli con potenzialità di elevato rialzo.
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ASSEDIO DI GAETA UN PO’ DI STORIA