Nel cuore dell’Ottocento, Bologna fu protagonista di una delle transizioni più significative della storia italiana: il passaggio dal dominio pontificio all’integrazione nel nascente Regno d’Italia. Un periodo di fervore patriottico, cambiamenti politici e riforme economiche, che si rifletté anche nella monetazione della città.
IL 1859: LA FINE DEL DOMINIO PONTIFICIO
Il 4 giugno 1859, la battaglia di Magenta segnò la disfatta austriaca e aprì la strada alle forze franco-piemontesi verso la liberazione del Nord Italia. Bologna, fino ad allora sotto il controllo dello Stato Pontificio, vide nella notte tra l’11 e il 12 giugno la fuga del Legato Pontificio Giuseppe Milesi Pironi Ferretti e delle truppe austriache. La città insorse con entusiasmo e istituì una Giunta Provvisoria di Governo, che il 28 giugno decretò l’introduzione della Lira Italianacome moneta ufficiale.
L’ARRIVO DI MASSIMO D’AZEGLIO E L’INCERTEZZA POLITICA
L’11 luglio 1859, Massimo d’Azeglio giunse a Bologna come Commissario Straordinario del Regno di Sardegna, con l’obiettivo di garantire l’ordine pubblico e facilitare il passaggio alla nuova amministrazione. Tuttavia, l’armistizio di Villafranca tra Francia e Austria riaccese il timore di un possibile ritorno al dominio pontificio.
Il 1° settembre 1859, si riunì a Bologna l’Assemblea Nazionale delle Romagne, presieduta da Marco Minghetti. Il 6 settembre, con voto unanime, venne dichiarato il rifiuto del governo papale e, il giorno successivo, l’annessione al Regno di Sardegna.
LA RIFORMA MONETARIA E LA CHIUSURA DELLA ZECCA PONTIFICIA
Con il Decreto del 1° ottobre 1859, la Zecca di Bologna cessò ufficialmente la coniazione di monete pontificie e introdusse una nuova produzione in Lire italiane, uniformandosi agli standard della Zecca di Torino. Le prime monete coniate furono quelle da 1, 3 e 5 centesimi, utilizzando i conii sabaudi di Carlo Felice del 1826.
Nel gennaio 1860, un ulteriore decreto monetario autorizzò la coniazione di monete d’oro e d’argento con la legenda “Regie Provincie dell’Emilia”, mentre la produzione del rame continuò con tipi piemontesi.
Nel marzo 1860, il plebiscito sancì definitivamente l’annessione delle Regie Provincie dell’Emilia al Regno di Sardegna, con un consenso quasi unanime. Il 18 marzo, il decreto firmato da Vittorio Emanuele II ufficializzò l’unificazione.
LA CHIUSURA DELLA ZECCA DI BOLOGNA
Il Regio Decreto del 2 maggio 1861 stabilì che le nuove monete del Regno d’Italia avrebbero riportato la legenda “Regno d’Italia” e il profilo di Vittorio Emanuele II. La Zecca di Bologna, pur avendo avviato la produzione di monete da 5 centesimi in bronzo, venne destinata alla chiusura.
Nel 1862, le operazioni di coniazione cessarono definitivamente. La funzione di Zecca fu assorbita dalle strutture centrali del nuovo Stato unitario e Bologna lasciò definitivamente il suo ruolo storico di centro monetario.
L’IMPORTANZA NUMISMATICA DEL PERIODO
Le monete coniate a Bologna tra il 1859 e il 1862 sono oggi tra le più ricercate dai collezionisti, poiché testimoniano un periodo cruciale della storia italiana. I rarissimi esemplari con legenda “Regie Provincie dell’Emilia” e quelli con i conii sabaudi del 1826 sono particolarmente apprezzati sul mercato della numismatica.
Questo periodo rappresenta il passaggio dal frazionamento politico dell’Italia preunitaria alla costruzione di un sistema economico e monetario nazionale, e Bologna, con la sua antica zecca, fu un tassello fondamentale di questa trasformazione epocale.
Vi invitiamo per approfondire a leggere questo articolo pubblicato su panorama-numismatico Bologna Sabauda. Dal Governo delle Romagne al Regno d’Italia. Chiusura della Zecca (1859-1862) di Giovanni B. Vigna, Michele Chimienti, Guglielmo Cassanelli, Renzo Bruni