La dinamica psicologica degli investimenti
Quando vengo contattato da clienti ed amici si pone quasi immediatamente la domanda su come investire in modo sicuro. Riflettendo attentamente sul binomio investimento sicuro ci rendiamo conto che quasi per definizione non è possibile fare un investimento sicuro.
L’enciclopedia online Wikipedia, alla parola “investimento”, riporta la seguente descrizione:
“In economia per investimento si intende l’attività finanziaria di un soggetto economico detto investitore atta all’incremento di beni capitali e l’acquisizione o creazione di nuove risorse da usare nel processo produttivo al fine ultimo di ottenere un maggior profitto futuro o incrementare la propria soddisfazione personale.”
Mentre in merito al significato della parola “sicuro” il dizionario ci dice: “Che non presenta o corre rischi; certo, tranquillo.” Già da queste due definizioni ci rendiamo conto del paradosso… Un po’ come dire: voglio comprare una macchina veloce che vada piano…
L’attività di investire comporta dei rischi ovvero comporta l’incertezza più o meno grande che l’esito atteso non si verifichi. Per questo motivo non ha senso parlare di investimento sicuro, ma si dovrebbe parlare eventualmente di investimento poco rischioso tenendo comunque a mente che il verificarsi di uno scenario avverso, ci pone di fronte alle seguenti percentuali di recupero:

Perchè cerchiamo investimenti sicuri?
Dopo i bisogni fisiologici basilari (mangiare, bere, dormire) la necessità di sicurezza appare al secondo posto nella piramide di Maslow (figura 1). Maslow era un professore ebreo russo che ha ideato la gerarchia dei bisogni e quindi delle motivazioni che spingono gli individui.
Aldilà di questo aspetto prettamente istintivo, penso che la ricerca di sicurezza risieda anche nel fatto che il cervello dell’uomo per sua natura non è programmato per perdere.
Tanto è vero che quando subentrano perdite (nel senso generico del termine) emergono altri problemi come gli stati depressivi (basta pensare alla perdita di fiducia in se stessi, alla perdita del lavoro, di un amico, di un parente). Di fatto però, a pensarci bene, è proprio la dinamica della vita che ci pone di fronte a costanti incertezze. Nessuno vorrebbe uscire da casa e fare un incidente con la macchina, ma a qualcuno capita. Nessuno vorrebbe perdere il proprio posto di lavoro, ma a qualcuno capita. Nessuno vorrebbe avere spiacevoli avventure, ma a qualcuno capita. L’incertezza è parte della vita e quindi anche degli investimenti.
Poi possono essere prese diverse precauzioni per cercare di minimizzare gli eventi inattesi e quindi il rischio ma è una cosa ben diversa dall’aspettarsi un risultato sicuro.
Sul modo di investire ci si può lavorare confrontandosi, studiando e cercando gli strumenti più idonei ad ogni persona. Ma il risultato, che è quello che poi tutti si aspettano, non potrà mai essere sicuro. Quando parliamo di investimenti ci assumiamo sempre una, seppur piccola, dose di rischio.
Cosa cerca l’uomo? Quali limiti gli impediscono di investire?
Fin dall’antichità l’uomo ha sempre cercato di migliorare se stesso, l’ambiente circostante in cui viveva e di superare i suoi limiti per cercare di essere più felice, per dare un senso alla sua esistenza.
Molto spesso questo lo ha messo di fronte alla paura. Paura del fallimento o delle conseguenze di certe azioni.
Primo limite : LA PAURA
La paura è quella sensazione in cui si avverte pericolo ed è dettata dal fatto di trovarsi di fronte a qualcosa che non si conosce ovvero di cui non si conoscono le conseguenze.
Spesso e volentieri quindi, quando si parla di investimenti, la maggior parte ha paura perché è un terreno poco conosciuto e piuttosto che cercare di capire cosa si sta facendo si delega qualche individuo (banca, promotore, poste, assicurazione).

Ma naturalmente se si delega qualcuno, pur sollevandoci da questa incombenza, si fornisce l’occasione per farci proporre non ciò che rispecchia le nostre caratteristiche e aspettative bensì ciò che il nostro interlocutore ritiene sia giusto e possa fare al caso nostro. Il problema è che spesso il nostro interlocutore subisce pressioni sulla vendita di alcuni prodotti e/o strumenti finanziari di cui spesso vengono ignorate anche le caratteristiche. Quindi, pur inconsapevolmente, non stiamo facendo ciò che serve a noi ma ciò che serve a qualcun altro. Con questo non voglio dire che nel sistema tradizionale manchino figure professionali in grado di assistere o di fornire una consulenza finanziaria adeguata, ma certamente quando si affrontano queste tematiche come molte altre nella vita è doveroso porsi alcune domande.
- A cosa mi serve questo prodotto o servizio?
- Ho capito bene di che cosa si tratta?
- Quanto mi viene a costare?
Una cosa che ripeto frequentemente ai miei clienti è che non devono mai essere eseguite operazioni su strumenti finanziari di cui non è chiaro lo scopo, il funzionamento, la finalità ed i costi. Il concetto di limite, in generale, ma anche e soprattutto negli investimenti, è quindi un ostacolo che ci poniamo in autonomia.
Il cervello umano
Il cervello umano è l’organo che consuma più energia rispetto a tutti gli altri. Siccome è un organo intelligente cerca in autonomia anche il modo per consumare meno attraverso delle scorciatoie. Le scorciatoie sono dei gesti, delle azioni delle abitudini che siamo soliti fare e che innescano gli automatismi che consentono al cervello di “staccare” la spina e procedere in automatico.
Ognuno di noi fa dei gesti ripetitivi che diventano automatismi e mentre li fa pensa ad altro.
Per esempio quando si esce dall’ufficio e si torna verso casa in macchina, non si sta attenti e concentrati alla strada che si sta percorrendo, ma mentre guidiamo pensiamo e magari facciamo anche altro, come, ad esempio, telefonare.

Le zone di comfort
La routine comporta quindi la creazione di zone di comfort, ovvero delle aree conosciute e riconosciute dal nostro cer- vello che vengono ben delineate.
Le caratteristiche dei mercati finanziari, sono notevolmente mutate in questi decenni. Spesso l’irrazionalità prende piede e con essa anche la paura. La paura genera a sua volta altra paura e quindi ci ritroviamo con il fenomeno che quando i mercati scendono, vanno molto più veloci di quando salgono.
Conclusioni
Nel prossimo numero affronteremo la sfida del cambiamento. Spulciando i diversi significati della parola cambiare, trovandoci nel settore finanziario, mi hanno colpito due significati:
1. Fare una operazione di cambio “c. i dollari in euro”
2. Assumere aspetto o natura diversa
Quindi se è vero che ci sono degli ostacoli più o meno grandi, più o meno reali è altrettanto vero che possiamo cambiare. Naturalmente la dinamica e la logica dei mercati non la potremo mai cambiare, ma modificando il nostro atteggiamento e le nostre aspettative possiamo passare da spettatori ad attori protagonisti. ©
